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CO-PRODUZIONI

PROGETTO SPECIALE

OMMANIPADMEHUM

COREOGRAFIA | Stefano Fardelli
DANZATORI | Umberto Gesi (Italy), Tejaswini Loundo (India), Marco Hernandez (Mexico), Jesus Rea (Bolivia)
MUSICA ORIGINALE | 
Francesco Ziello
ASSISTENTE ALLE PROVE |
Jesus Rea Costume
DESIGNER |
Marco Hernandez | De La Croix
VIDEO MAKER | Salvatore Lazzaro
VISUAL ARTIST | 
Matteo Bittante
FOTO | Salvatore Lazzaro, Antonino Dimondo

Durata 35'

ph Salvatore Lazzaro

OM-MANI-PADME-HUM, che in sanscrito significa letteralmente "onorare il gioiello di loto", si concentra sulla storia e sui rituali dei buddisti tibetani dell'Ordine del Cappello Giallo con particolare attenzione al loro legame con i monaci Shaolin e quindi allo studio della loro formazione. Gli incontri con i monaci buddisti e gli studenti di arti marziali, lo studio della loro pratica e delle loro cerimonie sono il fondamento della coreografia.

Quando la campana inizia a suonare il rito ha inizio, i danzatori entrano in quello che potrebbe essere un tempio e ci portano in un'altra dimensione e in un altro luogo accompagnati dalle musiche originali di Francesco Ziello.
I cappelli, i mantelli, il sole simbolo del divino e l'oro dei templi sono spesso resi astratti da un asettico uso architettonico dello spazio e dalla musica d'archi o orchestrale che crea contrasti tra immagini orientali e suoni occidentali.
Per concludere, un cast multiculturale che traduce i movimenti dei monaci Shaolin con diverse sfumature che rivelano le origini dei vari danzatori e quindi una qualità del movimento legata alle danze tradizionali degli interpreti che influenzano e danno carattere all'intera opera.

EUTROPIA

IDEAZIONE E COREOGRAFIA | MariaGiulia Serantoni
DANZA E COREOGRAFIA | Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Maria Focaraccio
MUSICA E PERFORMANCE LIVE | Stella Sesto
SOUND ENGINEER E MIXAGGIO MUSICHE | Andrea Parolin
DRAMMATURGIA | Irene Pozzi
COSTUMI | Arianna Fantin
IDEAZIONE SCENOGRAFIA | Giacomo della Maria, Luca Negri, MariaGiulia Serantoni
REALIZZAZIONE SCENOGRAFIA | Luca Negri
LIGHT DESIGNER | Paolo Bonapace

 

“Tomorrow, we begin together the construction of a city” Lebbeus Woods 1993.

La performance, riflessione visionaria sull’idea di città, trae ispirazione da “le Città Invisibili” di Italo Calvino: Eutropia, città immaginaria, è uno spazio da progettare. Chi la abita diventa architetto della propria realtà, nella quale crea relazioni e genera risonanze.
I danzatori, abitanti della città, attraverso l ́interazione con un tavolo compongono un nuovo mondo fatto di suono, dinamica e visioni. L’oggetto scenico traduce gesti e movimenti in un ambiente sonoro in cui ridisegnare il proprio universo. I performers sviluppano una conversazione, un dialogo attorno a questo totem, strumento e polo gravitazionale, il cui riposizionamento apre lo sguardo su nuove, possibili e necessarie dimensioni, ulteriori versioni di Eutropia, pronta ad essere in ogni attimo ricostruita e riprogettata ad ogni nuova necessità.

A[1]BIT

COREOGRAFIA | LARA GUIDETTI
DRAMATURG | MARCELLO GORI
ISTALLAZIONI | MADDALENA ORIANI
PRODUZIONE | SANPAPIÉ in collaborazione con MilanOltre, Festival Exister, DanceHauspiù, Sentieri Selvaggi

durata 20′

ph Aschieri Claudia

Una bella sfida per Lara Guidetti: creare un’opera coreografica sulla singolare composizione A 1 Bit Simphony dell’artista newyorchese Tristan Perich, primo album in assoluto pubblicato sotto forma di microchip. Una sinfonia in 5 movimenti ispirata alle influenze musicali più disparate (da Strauss al mondo sonoro dei primi Nintendo, passando per Glass e Reich), ispirata alla semplicità estetica della matematica e della fisica. Corpo e suono si fondono per indagare le infinite possibilità del movimento, come fosse una particella fisica (bit) da analizzare in relazione a ritmo, dimensione, direzione.

Un’ipnotica forza che sorprenderà per la sua profondità emotiva.

Ogni movimento della sinfonia prenderà vita in un punto diverso della città in un percorso biennale a tappe, in cui Milano e tre dei suoi festival diventeranno scenario di incursioni danzate fino alla composizione finale in programma nel 2019.

SCHATTEN
about Egon Schiele

DIREZIONE | ERIKA SILGONER, WOLFGANG PIONTEK

DRAMMATURGIA | PETER PIONTEK  

IDEA E COREOGRAFIA | ERIKA SILGONER - ESKLAN'S ARTS FACTORY

DANZA E PERFORMANCE | HANNAH STEIN, GRÉGOIRE MANHES, KACPER SZLARSKI  

ASSISTENTE ALLA DIREZIONE | KRISTNA MATTHIAS  

MUSICA ORIGINALE | MO HEIDRICH

VIDEO | VOLKER SCHREINER  

COSTUMI | SABINE MECH
DISEGNO LUCI | JÖRG FINGER  

PRODUZIONE | COMMEDIA FUTURA, DANCEHAUSpiù

La dicotomia tra forza creativa e distruttrice, la rappresentazione di corpi da un’espressività urlante, la bulimia creativa di Egon Schiele, si prestano a domande sulla sua breve vita, ad immaginare scenari e a riempire vuoti, a giocare con le assenze e con le ombre.

 

Tutto accade nella sua mente.

In questo scenario tre figure: l’artista, condizionato dall’estetica rappresentata da Schiele, in un dialogo annaspante con altre due, Wally, la sua musa, ed il padre. Tra queste, bascula in equilibrio instabile Schatten (ombra).

 

Una ricchezza creativa così vasta può essere disorientante, ma forse è proprio perdendosi nel mondo di quest’artista che si può trovare qualcosa di recondito che parla di noi stessi, della nostra natura negata, delle nostre ombre.

-E. Silgoner-

MANBUHSA

DI | PABLO GIROLAMI

con | PABLO GIROLAMI e GIACOMO TODESCHI

durata 8' o  30'

"Manbuhsa" è stato creato immaginando due ragazzini che giocano in una risaia. Incentivata dal fascino per le civiltà estere e forgiata sui ritmi della musica, una relazione si crea tra i danzatori. Attraverso i movimenti, uno spinge l'altro alla scoperta del suo istinto naturale.Un cammino vibrante di inconsapevoli emozioni, innocenza e giocosità. Mentre la fisicità di "Manbuhsa" ci rimanda alle gru i cui corpi reagiscono simultaneamente agli impulsi dati l'un l'altra, l'agitazione e la precisione ci possono far pensare al ragno pavone. "Manbuhsa" è in qualche modo uno studio ed una trasposizione sul corpo umano, di queste peculiari danze animali.

MANBUHSONA

DI | PABLO GIROLAMI

con | Compagnia IVONA Clementine Herveux, Lou Thabart, Giacomo Todeschi, Pollet Kasza, Samuele Arisci

IN COLLABORAZIONE | CID Rovereto - Festival Oriente Occidente, Amis du MDC - Melinda Stampfli - Neuchâtel

PRODUZIONE | Centro Nazionale di produzione della Danza DANCEHAUSpiù, TWAIN_Centro di Produzione Danza Regionale, PERIFERIE ARTISTICHE - Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

durata 60'

"Manbuhsona" è un'evoluzione. Una coppia diventa una comunità, "Manbuhsa" diventa "Manbuhsona", una gita di un giorno diventa il viaggio di una vita. Dovremo riguadagnare il nostro istinto e cercare nel nostro passato le nostre fondamenta per essere forti e stabili. Un viaggio temporale, nello spazio, che collegherà le nostre radici al nostro futuro.
Ci immergeremo nella natura e saremo ispirati dalla bellezza di ciò che ci circonda. Inoltre, le sfide personali fronteggiate e le relazioni create mireranno a costruire una comunità che opererà in simbiosi.

Il pezzo è diviso in due atti ciascuno composto da tre stati.
Atto 1: Confusione, Contemplazione, Rivelazione
Atto 2: Ispirazione, Illuminazione, Scoperta

Entrambi gli atti sono strettamente correlati e separati solo dall'intervallo. Poiché la fine del primo atto sarà l'inizio del secondo, il pubblico sarà partecipe della continuità del viaggio. Ogni atto può essere interpretato in modo indipendente permettendo al pubblico di immaginare l'inizio o la fine del viaggio.

T.R.I.P.O.F.O.B.I.A

 DI | PABLO GIROLAMI

con | IVONA Giacomo Todeschi, Pablo Girolami

CON IL SUPPORTO DI | KOMM TANZ Teatro Cartiera Progetto residenza, Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il comune di Rovereto

PRODUZIONE | Centro Nazionale di produzione della Danza DANCEHAUSpiù 

Il mezzo tramite il quale si dà forma ad uno scheletro tripofobico è la geometria che però solo grazie al contributo immaginativo della mente umana diventa un varco attivo di paura, di angoscia riflettendo le insicurezze e le paranoie del uomo. Sono spazi senza fondo, dove ogni consapevolezza cade vertiginosamente. Si perde la lucidità e gli occhi si chiudono.
Sfidare una paura non è un gioco facile. Anzi, sembra che stare al gioco implichi piuttosto l'accettare di non giocare affatto.
Con T.R.I.P.O.F.O.B.I.A noi scegliamo di accettare la sfida e di prenderci gioco di lei, trasformandoci in veri e propri parassiti che si insinuano nelle sue gallerie.
Siamo due Corpi che si incanalano negli schemi ai quali questa fobia fa riferimento. Muovendosi con forme geometriche alternate e precise, ci districhiamo tra i cunicoli bui privi di aria e accompagnati da elementi "altri" da noi.

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